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“Buongiorno dottore ho 14 anni e soffro di anoressia”: tratto dal Progetto “Pensieri e Parole….uno sguardo alla Vita!”

Raccolta di testimonianze inviateci per il progetto “Pensieri e Parole”…

 


Buongiorno dottore. Ho 14 anni e soffro di

 anoressia. 




Così dicono, io non so neanche cosa ho. Io so solo che non so più mangiare. Ogni boccone è un dolore immenso. Per non soffrire così tanto quasi che mi sembra di impazzire o di morire, io non mangio quasi più. 

Il dottore mi osserva in silenzio. Poi mi sussurra - "Come si disegnerebbe lei? Questa la prima domanda ricevuta in ogni prima seduta di psicoterapia. 
"UN uccellino in gabbia " - ho sempre risposto io. 

L' immagine di un piccolo passerotto in gabbia mi è sempre sembrata la descrizione perfetta di me! Cosa può fare un uccellino in gabbia? NIENTE

Non può volare, può al massimo svolazzare , non è libero, può mangiare quel poco che ha nella ciotola, può bere ma per il resto della giornata può solo fare avanti e indietro per la gabbia, in un movimento continuo e senza senso che ripete All'infinito. Lì da solo, va avanti e indietro in uno spazio piccolo e angusto. HA FREDDO E PAURA

È triste e si stanca l'uccellino. Le zampine sono stanche. La mente è stanca. L'animo è triste. Come mai si trova lì e cosa può fare? Non lo sa, intanto piange e osserva vivere gli altri all'esterno. 

Questo uccellino, nonostante tutto, appare sempre speranzoso e caparbio, sembra in attesa... Non si stanca mai di aspettare... ASPETTA che la porta della sua gabbia prima o poi SI APRA e CHE POSSA volare via. Per andare altrove. A VIVERE
Neanche lui sa come ha fatto a finire lì dentro. Ma lì non vuole stare, lì soffre. 
Lotta per trovare una via di uscita.
PICCOLO MA FORTE questo UCCELLINO SPERA

Non è un uccellino di tante pretese e non si lamenta mai, mai così forte perlomeno, perché qualcuno lo possa sentire. E finisce per passare inosservato, ci si dimentica pian piano di lui, qualcuno forse neanche sa se esista ancora. 

Ecco questa è la metafora di me in terapia. SEMPRE al primo colloquio riporto questa immagine che ho di me. Una persona chiusa, chissà perché, in una gabbia senza apparente via di uscita. 

Soffro di anoressia da quando sono piccola, dai miei 14 anni. 

Adesso ne ho 43. 

Ho lottato e sperato tanto, mi sono curata sempre dovunque, ho strinto i denti ma non ho mollato mai. EPPURE lei c'è sempre. 

Nonostante tutto, lei, la mia ingrata compagna di vita, é sempre dentro di me come il primo giorno. Niente e nessuno, io per prima, ha saputo allentare la sua morsa, la sua presa su di me, il suo dominio. 

È sempre stata forte, molto più forte di me. 

Io e lei, a braccetto e a passeggio con la morte, dal 1990 ad oggi. 

Perché io e lei siamo due, sempre in due. Sono sempre SOLA ma lei no, non mi lascia mai, nonostante abbia lottato all'inverosimile, per essere libera. 

Ho iniziato a curarmi ai primi sintomi. Cosa fosse l'anoressia, 30 anni fa, non lo sapeva quasi nessuno e sinceramente neanche io. Mi sono trovata a lottare con un mostro invisibile sconosciuto e molto più grande di Me, mi ha letteralmente divorata. ANIMA E CORPO. Si è presa tutto di me in 30 anni di vita. Mi ha lasciato sopravvivere. Perché poi? Non ho avuto una vita, una mia identità. Ho solo sofferto. 

Non ho potuto fare niente nella VITA perché io mi sono solo e soltanto curata. 

OGGI IO NON SAPREI DIRE CHE COSA VUOL DIRE VIVERE,IN PACE, ESSERE SERENI, ALLEGRI!! Anche solo per un momento. 

Oggi nessun medico mi dà più una speranza. A momenti sento di essere qui in attesa della tanto cercata e mai voluta morte. 

Terapie di sostegno e non curative. Non più curative. 

Nessuna speranza di guarigione dopo una vita spesa, in tutti i sensi, anche economici oltre che fisici e mentali, a curarmi. 

L' ho fatto dal 1 giorno e credo fino a quando non ne MORIRÒ

Perché lei, la malattia è sempre troppo forte. Per chissà, forse una beffa del destino, è arrivata dal nulla, si è presa la mia vita e l'ha distrutta, cancellata. Ora mi leverà le mie ultime forze, e dopo un infinito lentissimo soffrire, anche la vita. 

Oggi guardavo nella mia lunga passeggiata in bicicletta quotidiana i campi con i PAPAVERI

Sono fiori bellissimi, di un bellissimo rosso acceso. 

Belli e semplici. Eppure chi li nota, chi li guarda, chi si prende cura di loro? 

Loro non sono come le rose, accuratamente scelte in seme, comprate e piantate nei vasi o nei giardini di tante belle case. 

Nascono da soli, dove capita, soli o in gruppo e resistono da soli a tutte le intemperie. Sono poco visti i PAPAVERI eppure da soli sono capaci di rendere un campo così bello e colorato che da lontano tutti lo notano. Da lontano. 

Da vicino passano inosservati. Qualcuno lo raccoglie e in un secondo gli toglie la vita per buttarlo poi in terra poco più in là. 

Perché loro non hanno 'valore', non sono commercializzati, non sono messi nei mazzi e bouquet di fiori da regalare, non adornano e profumano case e giardini, loro sono SOLO i fiori di campo. La rosa non la puoi cogliere così furtivamente, lei sa difendersi e buca con le sue spine, c'è un proprietario che le protegge e poi la rosa non la butta nessuno in terra poco più in là, casomai viene donata a chi amiamo. Troppo bella per buttarla via. Il semplice bel papavero sì. Sigh 

Se la natura gli è benevola, i papaveri crescono sani nei campi aspettando le giornate di pioggia per avere un po' di acqua, perché nessuno li innaffia, nessuno li concima, nessuno li protegge. Sono belli e forti nonostante tutto, ma nessuno si ricorda di loro. 
Forse la loro bellezza in un campo sarà un giorno messa su tela da un buon pittore per descrivere un bellissimo paesaggio di campagna. 

Così oggi vedevo un po' me e tante malate di anoressia come me. Belle anime, piegate nel loro evidente dolore, poco viste anzi ignorate o offese perlopiù. 

Fiori semplici, bimbe carine, senza tante pretese, buone e calme, in genere, bimbe che non si fanno notare, non chiedono mai e in più non danno grandi preoccupazioni. In casa sono senz'altro le figlie meno viste. A volte, forse, vengono date per scontate.

 Magari l'altro figlio è più complicato, Ribelle, difficile o capriccioso ed allora è proprio lui che richiede più impegno e attenzione perché possa crescere sano. 

Proprio come una rosa, più delicata di un semplice papavero, va curata di più. Il papavero invece cresce comunque, senza grandi attenzioni. 

Così come i papaveri, pensavo osservandoli oggi, molte ragazze anoressiche come me, di solito dall'indole calma, dal carattere buono e sensibile, che cercano di dare tutto quell'amore che hanno dentro e di riceverlo, crescono senza avere quelle attenzioni e quell'amore di cui tutti abbiamo bisogno, umani animali e fiori. 

Io ho fatto di tutto per aiutarmi, per dare una mano a me stessa. 

Ma non altrettanto hanno fatto gli altri. Non ho trovato mani a cui aggrapparmi. 
Come dico spesso- "Nei miei momenti più bui non ho trovato una mano ma una zampa"! I dottori davano aiuto e ascolto ma senza amore e attenzione, un ascolto a tempo e a pagamento, in un luogo dove sentimenti non devono nascere, sono proibiti 
E la gente che mi amava prima? Dalla malattia in poi indifferenza più totale.
 

Forse per molti sono morta già da un pezzo. 

Più facile girarsi di là e non vedere chi non si capisce e chi, ad una prima occhiata non ci piace, ha un aspetto che disgusta. 

Personalmente le cose che in 30 anni di malattia ho sofferto di più e che porto dentro come un macigno pesantissimo, sono state la solitudine, l'indifferenza e l'incomprensione della gente. La mia è stata una delle forme più 'pure' di anoressia. Di quelle senza causa apparente e concause. 

Senza un perché sul quale poter lavorare. Nessun trauma, nessuna violenza. Mi sono RITROVATA da un giorno all'altro dentro una malattia difficile, rara all'epoca, sconosciuta e come tale difficile da curare. Senza causa apparente perché probabilmente affondava le sue radici nel mio animo più profondo e nella mia primissima INFANZIA. Ho passato una vita a lottare con un mostro interiore senza sosta. 

Oggi chi SONO IO? Non lo so. 

Non ho passato, presente e FORSE nessun futuro. 

La sola certezza che ho è che non ho mai VISSUTO

D. 


(Tratto dal Progetto “Pensieri e Parole…uno sguardo alla Vita 2” in collaborazione con goccecolorate.wordpress.com - Daniela Bonaldi)



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Associazione Ali di Vita: “Buongiorno dottore ho 14 anni e soffro di anoressia”: tratto dal Progetto “Pensieri e Parole….uno sguardo alla Vita!”
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