Affrontiamo la tematica del disturbo del comportamento alimentare (anoressia e bulimia); creando una rete di supporto per chi vive questa malattia. Soffrire di un disturbo del comportamento Alimentare non è un capriccio, uno stereotipo legato al mondo della moda, ma sono vere e proprie malattie che hanno radici profonde , disagi psicologici che influenzano in modo esponenziale la vita di chi ne soffre e le loro famiglie. Chi ne soffre si trova molto spesso a vivere in silenzio la propria malattia, isolandosi e creando di conseguenza un vuoto , una paura e sensi di colpa ancora più grandi. Le persone che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare sono spesso malati invisibili agli occhi di estranei e spesso anche a quelli dei familiari, incapaci di “vedere” e capire, paralizzati dall’inadeguatezza, dalla paura e dalla vergogna, una vergogna che allontana e non consente di chiedere quel giusto aiuto che ragazzi e familiari hanno diritto di ricevere. E’ invece fondamentale il ruolo della famiglia e degli affetti più stretti nella cura e prevenzione di questa patologia. Sportelli di primo ascolto rivolti ai Famigliari/amici di chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare.. Per far comprendere che la persona che soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare va indirizzata a chiedere aiuto ad un Centro specializzato nei D.C.A.
Volevo essere farfalla.
Come l’anoressia mi ha insegnato a vivere Di Michela Marzano Michela Marzano è un’affermata filosofa e scrittrice, un’autorità negli ambiti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all’università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa.
La sua vita si è svolta all’insegna del “dovere” , un diktat che l’ha portata negli anni a fare sempre di più cercando di controllare tutto con una volontà ferrea ma che ha una costante violenza sul proprio corpo.
È un libro autobiografico all’interno del quale l’autrice racconta la sua storia di figlia ,il forte legame con il papà, un rapporto con i genitori che spesso è conflittuale con la difficoltà a trovare l’amore e capire le cose importanti della vita.
Dopo i vent’anni uno psichiatra le conferma la diagnosi di anoressia , sottolineando la sua tenacia nel voler a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene.
Michela intraprenderà un percorso interiore non facile, che però la porterà ad imparare a vivere, anche se le ferite difficilmente potranno essere dimenticate. “l’ anoressia non è una cosa di cui ci si deve vergognare.
L’ anoressia non è né una scelta, né un’ infamia. L’ anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa veramente male dentro.
La paura, il vuoto, l’ abbandono, la violenza, la collera. È un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire”
Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
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