Per te che lotti ogni giorno: tratto dal Progetto “Pensieri e Parole….uno sguardo alla Vita!”

Raccolta di testimonianze inviateci per il progetto “Pensieri e Parole”…

 

Per te che lotti ogni giorno 

“ e quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita. Che fantastica storia è la vita.” Così cantava la canzone di Venditti. 

 Appena credi di aver superato un momento no o una difficoltà, ecco che ne balza subito fuori un’altra. Il bello e il brutto della vita. Una fantastica storia sì, hai ragione caro Antonello, ma ogni tanto le forze vengono a mancare e ti fa pure saltare un pochino i nervi, che dici? 

Tanti, per non dire tutti, hanno parlato del senso della vita, l’hanno definita come un dono, un regalo, una sfida, una partita e in mille altri modi. Tutto vero. La cosa che accomuna la maggior parte di noi è il fatto che spesso la diamo per scontata e, allo stesso modo, pensiamo che sarà sempre uguale e che i cambiamenti saranno lontani e ci vorrà molto tempo. In realtà però il tutto è molto più rapido e repentino di quello che ci immaginiamo. La vita infatti sarà sempre in grado di stupirci anche nel momento in cui avevamo perso le speranze e la voglia di credere in un giorno migliore. 

Anni fa avrei stentato a crederci e anche oggi, oggi in una giornata no, più no delle altre, mi trovo quasi concorde con la vecchia me, molto pessimista e capace solo di credere che non ci sarebbe stato limite al peggio. Mi trovo quasi concorde. Ci tengo a sottolineare questo quasi. 

Sebbene infatti mi sia difficile vedere tutta questa situazione in maniera rosea, essendo fortemente schiacciata da una nube di insoddisfazione, di grigiore, di disillusione, di stanchezza e di malumore; sento anche che c’è ancora qualcosa che deve arrivare, qualcosa di bello questa volta. Dopo tutto quello che posso aver passato, affrontato, sopportato; dopo tutte le porte chiuse in faccia, i no ricevuti, le batoste, le cadute, diciamo che no, non è questo il momento di mollare. 

Perché no? Perché alla fine, cari miei, chi l’ha dura la vince, ma per davvero. 

Chiaro che sarebbe molto più comodo avere la strada spianata per questo e quel motivo, la pappa pronta, la via già segnata, senza dubbio. Ma alla fine se non si ha la fortuna (che non sempre è una fortuna) di essere figli di papà o di avere le conoscenze qui e là, l’unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche. Magari anche piangersi un po’ addosso, lamentarsi per qualche tempo, ma poi alzarsi e tornare a combattere con il coltello in mezzo ai denti. 

Certamente dove sono ora non è il mio porto sicuro, né il mio punto di arrivo finale. Desidero ancora fare molte altre esperienze, provare e testare cose nuove, luoghi diversi e mettermi alla prova. Ovviamente una situazione semi sicura fa stare più tranquilli, ma non è per tutti. O meglio, può essere idonea e comoda per molti se si sta bene, non è più per molti se diventa pesante e soffocante. La comfort-zone può essere una terribile gabbia dorata nella quale abitare. 

So di aver passato momenti molto bui nel passato, quando avevo una cara amica stronza chiamata DCA che mi faceva compagnia durante le mie giornate per qualche anno oserei direi, dove poche persone mi sono rimaste vicine, e forse nemmeno nella maniera in cui avrei voluto (ma sono ben conscia di essere stata inavvicinabile, criptica e tagliente, quindi quello che mi hanno dato è stato molto), dove non avevo speranza nel domani, ma nemmeno nel momento presente o nel passato. Non avevo speranza in nulla.

Dopo questi momenti, tempestati di dubbi e di malessere, pian piano, con una terribile fatica, ho deciso che potevo andare oltre e riprendere pian piano in mano la mia vita. 

Purtroppo, sebbene i passi e i miglioramenti ci siano stati, nei momenti di maggior tensione, nervosismo, disappunto e smarrimento, quel stupido subdolo disturbo si fa risentire e bussa alla porta più forte che mai, con una forza che, per essere una malattia invisibile e da molti incompresa, è immensa. Qui ogni tanto si aspetta che il maremoto passi, che le onde colpiscano e che poi la tempesta si cheti, altre il mare è così furioso che abbandonarsi e smettere di combattere è l’unica cosa possibile. Poi, con il ritorno della calma, si cercano i remi, si rattoppa la tela, si risale in barca e ci si mette a remare nuovamente. 

Il segreto è solo quello: mai smettere di remare. Cadi. Ti ha fatto male? Sì. Riprenditi un attimo, fermati anche se vuoi, ma non troppo. Poi rimettiti in piedi. Se lasci passare troppo tempo il negativo prenderà piede, la paura aumenterà e sarà molto più difficile superarla e andare oltre.

A te che leggi, paziente, malato, genitore, amico, fidanzato, auguro di avere sempre la forza di andare oltre. 

Un abbraccio anche se non ti conosco. 

 Jedy 

(Tratto dal Progetto “Pensieri e Parole…uno sguardo alla Vita 2” in collaborazione con goccecolorate.wordpress.com - Daniela Bonaldi)