Ali di Vita Associazione Onlus dedita alla sensibilizzazione ed aiuto sui Disturbi del Comportamento Alimentare

Come ali di gabbiano: tratto dal Progetto “Pensieri e Parole….uno sguardo alla Vita!”

Raccolta di testimonianze inviateci per il progetto “Pensieri e Parole…”

 



COME ALI DI GABBIANO 
Anoressia del corpo, distruzione dell’anima 





Non so dire con esattezza come tutto sia iniziato. Non ho smesso all’improvviso di mangiare, anche se ad una passata di frutta in una giornata ci sono arrivata. 


Il rapporto con lo specchio, come per tante fragili adolescenti, non è stato dei migliori. Quando però allo specchio inizia a non piacerti nessun atomo del tuo corpo, qualcosa che non sta filando liscio c’è di sicuro. 


Io morivo dalla voglia di essere guardata, ma allo stesso tempo era assillante il pensiero di ciò che gli altri avrebbero pensato se mi avessero vista: “Che non ero abbastanza bella, brava, PERFETTA…"

Alla fine l’ho trovato il modo per farmi vedere: diventare INVISIBILE. Volevo diventare ogni giorno sempre più piccola, cosi gli altri mi avrebbero vista, senza che io mi mettessi in gioco e rischiassi possibili delusioni. Nella vita quotidiana non sapevo affrontare nulla con il coraggio tipico di un adolescente, mi nascondevo, il mondo fuori dalle mura di casa mi faceva così terribilmente paura. Avevo la sensazione di non controllare nulla, troppe emozioni incatenate nel cuore che non riuscivo ad esprimere. 

Poi all’improvviso ho iniziato a controllare il cibo, il corpo, il peso. Si è instaurata una sfida contro me stessa, e non avrei ceduto finché non avessi smesso di respirare. LA SFIDA, fatta di logoranti digiuni, di controlli maniacali di grammi e calorie, non la potevo certo perdere. IO ERO PIU’ FORTE delle voci intorno che mi dicevano che stavo sbagliando tutto. Ma scusate, sbagliando cosa? Io volevo solo morire, ero troppo codarda per vivere, per prendere decisioni, sapevo solamente nascondermi dalle avversità della vita. 

In realtà poi con anni di psicoterapia ho scoperto che mi nascondevo per proteggermi dai fantasmi del passato. Nel pieno della malattia credevo che solo costruendo un fisico emaciato, dalle ossa visibili, dagli occhi spenti e scavati potevo essere qualcuno, una ragazza che stava realizzando qualcosa. Niente di più sbagliato con il senno di poi. Ma quando sei nel vortice non sciolgono la malattia (fatta di pietra) nemmeno le lacrime di tua madre che in ginocchio ti supplica di sforzarti a mangiare almeno 10 penne al pomodoro invece delle due che ti eri imposta. 

La nave chiamata vita che tutti credevano perfetta ed indistruttibile, per le forti onde e tempeste si stava sgretolando. Questo è solo un pizzico di tutto il calvario, ora sto meglio certo, mangio la pizza con le amiche, faccio merenda con i bignè alla crema. Ma il cibo è solo la punta dell’iceberg dell’inferno che hai dentro, che a parole non esce, ma che brucia dentro di te come alcool su una ferita sanguinante. 

Oggi sono consapevole che ricadere nel disturbo alimentare toglie energie, forza di vivere e ti privi della possibilità di conquistare ogni giorno ciò che ti rende felice. Passeranno ancora mesi, forse anni chissà e ancora davanti alla cioccolata mi sentirò in colpa, perché è troppo buona e piacevole per entrare dentro di me. Non sono qui per dire si guarisce del tutto, non si guarisce del tutto, so solo che si può imparare ad apprezzare la magia di vivere, in tutte le sue sfaccettature, che siano belle o meno. Non so alla fine da che parte sarò, ora sono nel bel mezzo di scelte di vita importanti che se il disturbo si manifestasse nel pieno della sua potenza non riuscirei a prendere, perché oltre a toglierti forza fisica l’anoressia ti brucia l’energia della mente (ai tempi del ricovero non riuscivo nemmeno a leggere più di una pagina di un libro). 

Nonostante tutto si lotta ogni giorno, SI CADE, CI SI RIALZA. A volte vorrei tornare ad essere sua schiava perché l’anoressia ti da protezione e attenzione altrui, ma oggi io mi guardo allo specchio e per seconda cosa guardo se le cosce si toccano, per prima invece guardo la luce negli occhi che esprime vita, finalmente. Perché dentro di me lo so, si può tornare a sorridere più intensamente di quanto si faceva prima della malattia. L’ anoressia ti fa piangere davanti ad un trancio di pizza, ti fa tremare nel portare alla bocca uno spicchio di mela, perché nutrirsi voleva dire vita e io di vivere non ne avevo per niente intenzione. 

Ma oggi la mia vittoria sulla bestia la dedico a me stessa e alla mia famiglia che non mi ha mai abbandonata e ha lottato al mio fianco. MI PIACE PENSARE CHE C’E’ SEMPRE UN’ ALTRA POSSIBILITA’. DI RINASCERE, DI SENTIRE VECCHI SAPORI DI VITA DA TEMPO ACCANTONATI. Mi piace immergermi nei sogni e riempirmi di coraggio per cercare di realizzarne almeno una piccola parte. RINASCITA è la parola a cui cerco di dare un senso, vorrei stendermi in un prato e sentire l’erba che pizzica nel collo per dare rassicurazione e conferma a me stessa che ci sono, che ESISTO. 

Prego Dio ogni giorno perché nessuno debba patire questo inferno, che seduce, promette, incanta, ma poi alla fine ti schiaffa e ti tiene prigioniera. Ho imparato nel corso di questi lunghi sette anni, che provare e sentire emozioni non è poi così sbagliato e soprattutto non è per niente male. Le emozioni lasciano impronte e ti scavano dentro, non si devono controllare, vanno, spariscono, alcune ti rendono triste, altre felice, altre ti fanno crescere, l’importante è sentirle senza nasconderle per paura di affrontarle. Le emozioni sono come il profumo di quell’abbraccio indistinguibile, impregnato in mente e cuore che non se ne vuole più andare.


 Ora mi sento come un gabbiano, sopra una boa, nel bel mezzo del mare. Davanti e dietro il nulla, ma nel profondo di me TANTA VOGLIA DI SPICCARE IL VOLO E PARTIRE PER IL MIO VIAGGIO CHIAMATO VITA. 


Miriam 


(Tratto dal Progetto “Pensieri e Parole…uno sguardo alla Vita 2” in collaborazione con goccecolorate.wordpress.com - Daniela Bonaldi)




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