Ali di Vita con un Manuale per i Disturbi Alimentari entra nelle scuole secondarie che viene consegnato singolarmente ad ogni alunno da una psicologa
Ritorniamo nelle scuole medie con il progetto che ci sta
particolarmente a cuore, sebbene on line, perché è sempre una grande emozione
stare a contatto con i giovanissimi ed ascoltare le loro domande.
È un progetto che portiamo avanti da quattro anni e che ci
ha fatto avvicinare, fino ad ora, 1450 studenti con i rispettivi insegnanti e
dirigenti scolastici.
Ali di Vita si avvale per questo progetto, e non solo,
della Dott.ssa Michela Pepe psicologa – psicoterapeuta – perfezionata nei
Disturbi Alimentari (DCA) e delle problematiche adolescenziali, la quale ha
voluto organizzare i suoi interventi a non più di due classi alla volta,
proprio per poter instaurare un dialogo con tutti gli studenti, anche quelli
più timidi ed introversi.
Alla fine di ogni appuntamento Ali di Vita consegna ad
ogni ragazzo/a una copia del “Manuale dei Disturbi del Comportamento Alimentare
(DCA): avere le corrette informazioni per poter essere liberi di pensare ed
agire”
Manuale studiato appositamente per la fascia d’età a cui è
diretto, di facile lettura e comprensione, curato dalla Dott.ssa che con grande
passione segue questo nostro progetto.
Gli appuntamenti confermati:
Ali di Vita nelle Scuole con il Progetto “Ali di Vita ei
Giovani” con una Professionista perfezionata nei Disturbi Alimentari per
parlare ai giovani, con un linguaggio idoneo, dei rischi di questa patologia.
Uno degli obbiettivi della nostra sensibilizzazione è la lotta al pregiudizio che spesso accompagna questa malattia; fondamentale è fornire informazioni chiare e semplici per far capire quali ne siano le caratteristiche.
Soffrire di DCA non è una moda, né un capriccio, è una
malattia estremamente pericolosa che tende gradualmente a nascondere la
sofferenza che sempre accompagna chi ne soffre. L’obbiettivo dei nostri
sportelli di ascolto è di informare , sostenere ed aiutare i familiari di
coloro che soffrono di questa patologia.
"Il volontariato non ha limiti né confini"
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