Affrontiamo la tematica del disturbo del comportamento alimentare (anoressia e bulimia); creando una rete di supporto per chi vive questa malattia. Soffrire di un disturbo del comportamento Alimentare non è un capriccio, uno stereotipo legato al mondo della moda, ma sono vere e proprie malattie che hanno radici profonde , disagi psicologici che influenzano in modo esponenziale la vita di chi ne soffre e le loro famiglie. Chi ne soffre si trova molto spesso a vivere in silenzio la propria malattia, isolandosi e creando di conseguenza un vuoto , una paura e sensi di colpa ancora più grandi. Le persone che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare sono spesso malati invisibili agli occhi di estranei e spesso anche a quelli dei familiari, incapaci di “vedere” e capire, paralizzati dall’inadeguatezza, dalla paura e dalla vergogna, una vergogna che allontana e non consente di chiedere quel giusto aiuto che ragazzi e familiari hanno diritto di ricevere. E’ invece fondamentale il ruolo della famiglia e degli affetti più stretti nella cura e prevenzione di questa patologia. Sportelli di primo ascolto rivolti ai Famigliari/amici di chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare.. Per far comprendere che la persona che soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare va indirizzata a chiedere aiuto ad un Centro specializzato nei D.C.A.
Vite in bilico. 9 maggio 2004.
Ognuno di noi ha date da ricordare...momenti felici e spensierati, incontri speciali, anniversari e compleanni. Fra tutti questi avvenimenti importanti per me ce n'è uno che posso intitolare "oblio". Come sappiamo tutti, il dolore ci segna in maniera indelebile e porta con sé effetti collaterali che ognuno di noi cerca di nascondere perfino a se stessi. Purtroppo per me da quella data è stato così.
Molti di voi penseranno che questo estratto di vita inizi dalla mia infanzia..sbagliato. Il mio incubo è iniziato con l'adolescenza, le scuole medie, nuovi compagni, nuove esperienze, un mondo nuovo.
Sono sempre stata una bambina serena, spensierata e disponibile con gli altri ma, la cosa peggiore che mi attendeva, è stata essere esclusa dai canoni di bellezza che questo nuovo mondo aveva sancito. Non racconterò i numerosi e inutili impegni nel tentativo di farmi accettare pur avendo quello che veniva definito "un corpo disgustoso". Non vi racconterò nemmeno quello che ho dovuto sopportare, ma vi dirò come avrei voluto vivere e come avrei voluto che fosse stata la mia adolescenza.
Avrei voluto proseguire i miei studi senza l'angoscia del giorno dopo, senza la nausea che mi perseguitava la notte all'idea di entrare in quella classe ed essere derisa.
Avrei voluto coltivarmi tante amicizie con cui condividere passioni, un gelato la sera o un pomeriggio di sole in bicicletta.
Avrei voluto non essere costretta a rinchiudermi nella mia stanza e odiare il giorno in cui sono nata...."così".
Avrei voluto che la mia insicurezza e la mia paura non avessero inalzato un muro così alto, impossibile da distruggere perfino per la mia famiglia.
Avrei voluto iniziare il liceo con il sorriso di chi per la prima volta osservava il centro di una grande città, con occhi nuovi......ma nei miei occhi era già nato un mostro.
Avrei voluto che questo mostro non si fosse nutrito di me, delle mie paure e insicurezze.
Avrei voluto che ogni esperienza fatta al liceo non fosse stata macchiata dalla tristezza e dall'amarezza che portavo con me ogni giorno.
Avrei voluto che chi per la prima volta è riuscito a innamorarsi di quello che ero raccogliendomi dall'angolo della vita in cui mi ero nascosta, distruggesse quel mostro che si era impossessato della mia vita. Ma purtroppo così non è stato.
Avrei voluto che l'ago di quella bilancia non avesse mai fatto la differenza, ma soprattutto avrei voluto che quel mostro non fosse mai nato.
Avrei voluto che per primi, insegnanti e presidi che si nascondevano dietro a inutili frasi di circostanza avessero aperto gli occhi dinanzi a problematiche VERE.
Ed infine MAI AVREI VOLUTO che la mia famiglia iniziasse ad avere il terrore di perdermi, obbligandoli, a volte disperatamente e forse in maniera sbagliata, a sollecitare il più possibile il filo sottile di speranza a cui mi aggrappavo. Fortunatamente tutte le storie hanno un lieto fine ma non è grazie a chi si professa educatore o responsabile dell'inserimento dei giovani a scuola che ora sono qui, non è grazie a loro che il mostro che si nutriva di me è stato sconfitto, non è grazie a loro che oggi posso dire di aver vinto e di essere tornata finalmente a sorridere alla vita. L'anoressia dilaga fra gli occhi della gente che si segna il petto di tolleranza, ma soprattutto dilaga fra le scuole. Ricordate che quel mostro non fa differenza fra uomini e donne, ruba l'anima di chiunque si reputi inadatto a questa società di pura apparenza, che di sostanza non ha più nulla. Io ho combattuto a nudo delle mie paure versando lacrime amare, ho combattuto nella sofferenza e ne sono uscita vincitrice.
Mi rivolgo per concludere, a chi in questo momento sta combattendo la stessa battaglia. Siate eroi della vostra vita. Siatelo per il sorriso che nascerà in voi dopo che la tempesta si sarà finalmente placata.
Ginevra
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