Affrontiamo la tematica del disturbo del comportamento alimentare (anoressia e bulimia); creando una rete di supporto per chi vive questa malattia. Soffrire di un disturbo del comportamento Alimentare non è un capriccio, uno stereotipo legato al mondo della moda, ma sono vere e proprie malattie che hanno radici profonde , disagi psicologici che influenzano in modo esponenziale la vita di chi ne soffre e le loro famiglie. Chi ne soffre si trova molto spesso a vivere in silenzio la propria malattia, isolandosi e creando di conseguenza un vuoto , una paura e sensi di colpa ancora più grandi. Le persone che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare sono spesso malati invisibili agli occhi di estranei e spesso anche a quelli dei familiari, incapaci di “vedere” e capire, paralizzati dall’inadeguatezza, dalla paura e dalla vergogna, una vergogna che allontana e non consente di chiedere quel giusto aiuto che ragazzi e familiari hanno diritto di ricevere. E’ invece fondamentale il ruolo della famiglia e degli affetti più stretti nella cura e prevenzione di questa patologia. Sportelli di primo ascolto rivolti ai Famigliari/amici di chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare.. Per far comprendere che la persona che soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare va indirizzata a chiedere aiuto ad un Centro specializzato nei D.C.A.
L'AUTOPUNIZIONE COME FORMA DI APPAGAMENTO.
Desiderio, bisogno, piacere, senso di colpa, punizione, senso di libertà.
Resistere a un desiderio, bandire il piacere, eliminare il senso di colpa, punirsi per liberarsi.La punizione negli anni più bui aveva assunto nella mia vita le false sembianze di un bisogno da soddisfare, era l'unica cosa che mi poteva dare la sensazione di sentirmi appagata, soddisfatta, fintamente gratificata per essere riuscita ad oppormi ad una tentazione o per aver trovato rimedio ad un mio cedimento davanti ad esse, un dolore mascherato da piacere.
Solo castigandomi potevo espiare la colpa di essermi concessa ad un insulso piacere corporale ed emotivo. La punizione autoinferta era l'unico sapore che pensavo mi provocasse benessere, quel sapore di libertà dal senso di colpa che però ahimè rimaneva sempre lì, perchè anche solo dopo qualche minuto che la mia mortificazione si era consumata io ricominciavo a sentirmi sporca, in difetto, sbagliata.
Quelle lunghe camminate mattutine e pomeridiane, che non avevano alcunchè delle piacevoli passeggiate ma solo la rigidità di una marcia dal gusto belligerante, scandita dai passi di un soldato pronto per la battaglia sempre contro me stessa.
Così come quel finto rifugio di casa in cui passavo i minuti più violenti delle mie giornate, aggredendo quel corpo già duramente provato, dove solo due dita della mia mano mi provocano più dolore di qualsisi ferita inferta dalla lama più tagliente.
Ed ogni volta, che sia stato per strada o in bagno, mi ripetevo sempre la stessa cosa : ' Dai un altro piccolo sforzo, hai quasi finito, pensa che raggiunto lo scopo ti sentirai meglio', quasi per incoraggiarmi a sopportare gli ultimi interminabili istanti di agonia. Bè non posso non commuovermi in questo momento, e vi assicuro che lo sto facendo.
Non solo perchè ora vorrei poter abbracciare forte la persona che ero, ma anche perchè dopo tanto dolore mi sento libera non grazie alla punizione, ma all'aria che respiro quando passeggio tra le strade di campagna vicino casa mia, o quando non sento più ogni angolo di casa come una gabbia o il bagno come un purgatorio, ma come luoghi in cui non vedo l'ora di tornare dopo una lunga giornata lontano da essa.
Per troppo tempo il mio unico aguzzino sono stata proprio io, liberato da questo crudele compito ora è diventato il mio migliore amico.
#libertà #dca #parola #vita #maimollare
Rosy Coletta.
https://www.facebook.com/dcalamiasostanzaimperfetta/
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